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al testo proposto da Fiammetta Lucattini
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Chiusa nel balcone di ferro che ti precipitava sulla vecchia piazza alzavo gli occhi alla rossa bottiglia di duro alcol denaturato.
Ferito era il ginocchio; andava medicato. e, se bruciava troppo? lagnarsi era peccato.
"E dai, soffiaci su!" mi diceva Maria capelli neri e pelle bianca di "così sia"
Ed io soffiavo, nonna con tutte le mie forze, di un'infanzia negata sfruttavo le risorse.
La ferita bruciava? Le lacrime di più? Mi aggrappavo al coraggio e soffiavo all'ingiù.
Aprile, avido e scaltro, apriva le sue braccia... del dolore patito non c'era più la traccia.
E ora che il passato ti brucia cuore e faccia inspira a pieno petto e fa' un esperimento.
Se quei giorni passati ti feriscono e più non temere il dolore "e dai, soffiaci su!"
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